Come resistere al fascino di un luogo abbandonato? Un contenitore capace di suggerire ed evocare, uno spazio pronto ad offrirsi al fotografo come un set nel quale collocare e dare vita alle proprie emozioni, suggestioni e riflessioni.
E’ nato così questo lavoro; con l’esigenza di restituire un’anima ad un luogo senza più nessuna speranza, un luogo a cui regalare un cuore pulsante, leggero come quello di una giovane donna che danza libera, quasi incarnazione di un Lare che vegli a protezione.
Un doppio registro che si articola in dittici: 5 immagini collocate nella parte superiore alle quali fanno da contraltare 5 immagini nella parte inferiore.
Un gioco di opposizioni e contrasti: passato/presente, vuoto/pieno, desolato/animato.
Da un lato un non-luogo privo di tempo e riferimenti nel quale il passaggio umano si intuisce soltanto soggiogato da un tangibile senso di abbandono e decadimento, dall’altro un non-luogo che trova soluzione alla sua “vacanza identitaria” grazie ad una presenza umana che si pone come spirito vivificatore.
La metafora del tempo e della vita: il passato, anche quando sembra morto, può sempre animarsi e vivere grazie al ricordo e alle emozioni di chi, presente, senta la necessità di andare oltre ciò che non è visibile agli occhi.
Dittici
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Immagini singole
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Modella: Agnese Tamburrini
Realizzato il: 05/2012